STORIES 01

THE VALUE OF OBJECTS

VALENTINA CASALNI X POETICA APT

PHOTOGRAPHY BY VALENTINA CASALINI WORDS BY ROBERTA BORRELLI

Poetica apt attraverso la lente di Valentina Casalini. Un progetto fotografico che racconta la casa e i suoi oggetti. Scene di una quotidianità fatta di abiti lasciati su una sedia, giornali sparsi e computer a farmi compagnia nel letto.

Scegli solo ciò che ti rende felice è una filosofia di vita che ho sposato ben prima della pandemia. Vi siete mai chiesti quanto è importante il fattore gioia nell’acquisto del prodotto per la nostra casa? Credo che nessuno abbia mai buttato via qualcosa mentre faceva una differenza significativa nella propria vita e portava loro gioia. Ecco perché la gioia è così importante: il nostro lavoro come designer sostenibili è fare in modo che le persone si innamorino dei loro oggetti.

In questi anni per fortuite coincidenze di vita ho iniziato a relazionarmi con gli oggetti. La mia professione da architetto mi avevo spesso portato a riflessioni sul tema ma mai in modo così approfondito. Solo ad un certo punto e sopratutto grazie ai mesi trascorsi in casa durante la pandemia, ho iniziato ad avvertire un’urgenza rispetto a tematiche tanto concettuali quanto pratiche.

Ogni volta che trattiamo il tema della casa infatti si ci riduce sempre a semplificative considerazioni intorno a stili e tendenze (che indubbiamente vendono di più) senza maturare una propria coscienza rispetto alla relazione che abbiamo con i nostri oggetti e alle azioni che compiamo intorno ad essi. In realtà la forma-casa è per definizione l’inabitabile. Abitiamo davvero solo le cose. Se iniziamo a dare agli oggetti il valore di magneti, attraverso i quali comporre la quotidianità dello spazio domestico, senza dubbio cambieranno anche i nostri desideri in termini di conservazione e acquisto.

Da  questo punto di vista è nato il desiderio di far entrare nella mia nuova casa solo oggetti che rispondevano ad un determinato valore. Molti li ho disegnati personalmente e con la giusta calma dopo che aver iniziato a vivere questo luogo. Credo che solo muovendoti nello spazio puoi capire cosa manca. Il tavolino per appoggiare il caffè o il pouf per allacciarti le scarpe. L’oggetto nasce dall’esigenza (ho pensato anche di chiamare il secondo drop Need per questo motivo). Nulla  è posizionato a caso, in una condizione quasi maniacale. Molto di quello che mi rappresenta ha due caratteristiche fondamentali: è semplice nella forma e prevede una faciltà ad essere spostato visto l’animo nomade e in continuo mutamento.

Sono innamorata degli oggetti  che assolvono contemporaneamente ad una doppia funzione: quella per cui sono stati progettati e quella in grado di garantirmi benessere attraverso l’ estetica.  Può sembrare superficiale, ho già raccontato in passato quanto il mio indice di benessere psicologico si misura in quanto è bella la casa in cui mi trovo.

Ma torniamo al tema dei valori che mi sembra abbastanza interessante da approfondire per una vita molto più consapevole che riduca gli sprechi dell’acquisto “tanto fra un anno lo cambio”.

Sappiamo tutti ormai che acquistare local è più sostenibile. Ma questo tema è abbastanza complesso da sviscerare quando parliamo di prodotto d’ arredo e made in Italy. Senza nasconderci dietro falsi miti, l’italiano medio che fa casa oggi non può permettersi un prodotto realizzato in Italia. Se costa troppo il prodotto o gli italiani guadagnino troppo poco non sono in grado di definirlo, fatto sta che la maggior parte dei clienti con cui mi sono confrontata in questi anni declinava le proposte presentate sempre a favore di catene low cost di largo consumo di cui tutti conosciamo i nomi. D’altra parte io stessa, millennial  e poco incline a metter radici, pensavo che sarebbe stato uno spreco acquistare arredi di valore che poi avrei dovuto lasciare in qualche casa di passaggio. Ho iniziato a comprare solo piccoli oggetti che potessero essere messi in una valigia, il mio bagaglio di design. Ma non possiamo permetterci più questa superficialità e l’attenzione allo spreco deve essere un obbligo. Mi sono detta voglio comprare meno e meglio, made in Italy e con un un gusto estetico che rispecchi la mia personalità. Tutte cose molto complicate in un solo oggetto.

Ho trovato la soluzione attraverso l’artigianato. Il nostro paese è pieno di piccole aziende con un grande know how basta accompagnarle verso progetti che rispecchiano i nuovi canoni estetici e sociali. È troppo facile parlare di design d’autore e grandi maestri mentre nessuno parla di come far entrare il design nelle case delle persone normali. Anche qui la risposta ad un bisogno un giorno una cliente mi ha detto: non voglio un divano maison du monde ma nemmeno un divano che costi 6 mesi del mio stipendio. Non ho googlato, sono andata in Brianza. Se c’è stato un periodo in cui credevo che fosse fondamentale che tutto fosse in rete e immediatamente reperibile, l’esperienza di questi anni mi ha insegnato che l’acquisto consapevole non è compulsivo e che molte aziende locali sono in grado di realizzati un prodotto eccezionale ad un costo accessibile.