Connecting the Dots: da Stoccolma a Zara passando per Sorrentino
Zara che racconta il design è la notizia migliore che potevamo ricevere intorno al design nella prima settimana di Febbraio nonostante questa abbia messo in scena due eventi sufficientemente interessati per la sottoscritta: la Stockholm Furniture Fair e la presentazione di quello che ad Aprile andrà in scena per il Salone del mobile 2025.
Paper Bar by Fyra Design Agency
La concomitanza dei due eventi mi ha condotto in una spirale di riflessioni intime e suggestive. Stoccolma è stata diversa, nel senso che mi ero costruita un immaginario che poi si è rivelato differente nella realtà. E’ una fiera piccola, potrei definirla nazional popolare, ma non in modo dispregiativo. Solo due padiglioni ad accoglierci, una briciola rispetto ai grandi eventi a cui Milano ci ha abituati, in cui c’è spazio per tutti purché svedesi. Piccoli e grandi brand, studi di design e studenti universitari. Tanta ricerca sul tema della sostenibilità di cui restano i portavoce indiscussi, pochi colpi di scena e una grande concentrazione di linee pulite, legno e colori tenui per cui ogni appassionato di design nordico resterebbe affascinato, ma niente che io non abbia già visto attraverso la comunicazione digitale. Voglio soffermarmi sul punto del c’è spazio per tutti perché è esattamente quello che mi ha colpito di più. Questa design week non si presenta come un evento internazionale, né ha la pretesa dei grandi numeri, piuttosto investe sul proprio patrimonio creativo e lo mette in mostra nel modo più essenziale possibile. Mi porto a casa il racconto di una comunità del design che cresce intorno a valori condivisi, in cui co-branding e più in generale le collaborazioni diventano il simbolo di un progetto fortificato da diverse competenze.
Kasthall, Kasthall produttore di tappeti e creatore di cultura del design dal 1889, e Astrid, azienda di tessuti per interni con sede a Stoccolma, si uniscono per portare avanti la convinzione che i tessuti abbiano la capacità di cambiare completamente l'atmosfera di uno spazio.
Toniton presenta una nuova collezione con una palette plastic-free: 14 colori senza tempo sviluppati dalla designer e sustainability strategist Emma Olbers.
Abstracta x Verk due colossi collaborano per dar vita a una serie di pannelli acustici incorniciati, fonoassorbenti e di alta qualità, i cui tessuti sono stati progettati da Ingegerd Råman, una delle designer svedesi più acclamate. Råman, insieme al produttore Verk, ha perfezionato i colori e le texture naturali di una nuova copertura in lana svedese attraverso la sua esclusiva tecnica di tessitura, creando un look autentico e senza tempo.
Emma Olbers x Toniton
Mentre passeggio sotto la neve, con un freddo incalzante ma decisamente piacevole leggo le ultime da Milano. Il 4 Febbraio, vengono annunciate le linee guida del prossimo Salone il cui tema mi sembra già una gran cazzata. “Thought for Humans” per un evento che di Humans non ha assolutamente niente. Con lentezza sto osservando una realtà dove piccoli brand fanno ricerca e si uniscono per creare nuovi mondi possibili e contemporaneamente mi chiedendo perché Paolo Sorrentino al Salone del Mobile? La risposta è complessa e posso apprezzare la riflessione in merito alla necessità di trasformare il sistema fiera ormai obsoleto in evento culturale. Posso anche comprendere quanto l’identità Milano sia costruita intorno ad effetti speciali e grandi business che muovono l’intero paese. Ma quello a cui non so dare una risposta è dove siamo collocati noi, quelli che fanno il design ogni giorno della loro vita, in questo sistema. Le piccole aziende, i designer, gli studenti come possono inserirsi in un processo così escludente sia in termini economici che creativi? Io sono l’architetto che sei anni fa senza pensarci più di una notte insonne si è auto progettata e prodotta un evento per presentare il suo lavoro. Era un’altra design week e un momento sociale differente che consentiva a tutti, o almeno ai più coraggiosi di potercela fare. Oggi non sento più quella spinta e quella necessità urgente di una trentenne in cerca di un posto nel mondo, ma mi domando dove sia lo spazio oggi per i nuovi coraggiosi.
In questa moltitudine di riflessioni e domande senza risposta torno al caldo, un cappuccino in oat milk e un Kannelbulle a farmi compagnia. Apro il sito di Zara per distrarmi e una campagna lanciata intorno al design mi fa tornare ai miei sogni, lontana dalle preoccupazioni sul futuro. Un dialogo tra architettura e costruzione dell’abito. Una collezione ispirata a Oscar Niemeyer e al suo progetto Casa Das Canoas. Il cemento grezzo dell'architettura contrasta con le sue curve organiche, proprio come il mix di tessuti morbidi e fluidi e pezzi più strutturati della collezione.
Un equilibrio tra movimento e forma, ispirato allo spazio e al design. Casa das Canoas Rio de Janeiro, Brasile, 1950-53
Penso a quanto questo modo di raccontare il design sia affine alla mia persona. Zara ha preso un tema come l’architettura, non alla portata di tutti, e lo ha reso popolare ed esteticamente piacevole per essere accolto da molti. La semplicità di arrivare a tutti e includere tutti unisce i punti delle mie riflessioni, che poi era il tema di questa design week svedese Connecting the Dots. Questi eventi dovrebbero servire a ispirare, creare cultura e coinvolgimento e invece sono talmente distanti dalla realtà o troppo raccontati attraverso i social, da non stimolare più il sogno, il desiderio e la creatività. Trovo il mio punto conclusivo nella necessità di reinventare il modo di vivere le esperienze personali. Se le fiere non sono più il canale di ispirazione ed entusiasmo, un viaggio introspettivo è certamente di supporto al proprio percorso di crescita, come professionisti e non solo. Ognuno cerchi il suo spazio anche quando non è concesso.